Sala dei Protettori
Sala dei Protettori
Vi si accedeva dall’ingresso del palazzo, a destra con una elegante scala, dal 2007 con un percorso inclinato di facile accesso a tutti.
Dal capitolo XIII del primo dei tre libri editi nel 1760 da Giacomo Picconi, il più informato storiografo dell’Apparizione, sappiamo che qui si riunivano i “governatori” già nel 1538, due volte alla settimana per trattare degli interessi della Pia Opera, sostituiti ogni due anni, erano tre e dal 1661 sei. Responsabili di tutta la gestione della Chiesa e dell’Ospedale. Dal capitolo VI, sappiamo che qui fu custodita la statua marmorea della Madonna che era sulla Porta del Molo demolita, dal 1749 al 1766 per poi essere allocata in piazza della Maddalena, nell’edicola barocca, sull’acuto spigolo del Palazzo Della Rovere-Basso-Giusti.
Le tre Sale, in successione, sono state sede provvisoria, negli anni ‘80 del Novecento, dei quadri e disegni del pittore Eso Peluzzi (donazione del 1969). Quale artefice della decorazione a “buon fresco”, delle pareti e dei soffitti, una ventina di anni fa, si propose il nome dell’ornatista Giuseppe Francesco Bertolotto (1868 – 1933), savonese, parente e collaboratore del celebre pittore Domenico Buscaglia (1828 – 1919).
Delicato il disegno, molto misurato il chiaroscuro e gli effetti di rilievo nel confronto con i suoi lavori rintracciati in Città, nella vasta prima Sala con le pareti appena azzurrate dipinte a tendaggi leggeri e il soffitto con una finta cupoletta trompe – l’oeil a cassettoni tra due finte volte a crociera, con greche, volute, mascheroni e panciuti vasi colmi di fiori.
D’altra mano, seppur coeva, il soffitto “a grottesche” della seconda Sala, con toni marcati, pennellate asciutte in contrasti vivaci, il gustoso ombrello aperto tra festoni pendenti e i quattro stemmi, forse di quattro corporazioni, di donatori dell’Opera Pia. La sala è detta “del Trono”: custodisce la poltrona di Papa Pio VII.
La terza Sala “del caminetto” attende il restauro: le pareti riquadrate in finte architetture a modanature classiche e il soffitto è in monocromo del tipo “impero”.
Flavia Folco