Itinerario 1
Lavagnola - Santuario di N.S. di Misericordia
Tempo di percorrenza h.2/3
Lunghezza 5 km
Dislivello in salita 70 m
Grado di difficoltà Medio/ facile
Segnavia No
Equipaggiamento consigliato Normale equipaggiamento da escursionismo: scarpe comode e indumenti idonei a riparare dall’eventuale vento e pioggia.
Come arrivare
A piedi : Dalla Piazza di Lavagnola seguire la Strada Provinciale n.12 Savona – Altare in direzione Santuario. In treno: Stazione ferroviaria di Santuario (essendo disabilitata, il biglietto si paga sul treno senza maggiorazioni). In auto: Autostrada A6 provenendo da Torino o A10 provenendo da Ventimiglia e da Genova: prendere l’uscita al casello di Savona, quindi seguire la SP 12 sino alla loc. Santuario.
Stagioni consigliate Tutto l’anno.
da vedere
- La Basilica di N.S. di Misericordia
- Il Museo del Santuario
- Il Palazzo delle Azzarie
- Il Palazzo Pallavicini
- Il Palazzetto del Duca di Tursi
- Il Palazzo dell’Ospizio
- La Cappella della Crocetta
- Le Cappellette e le Edicole votive lungo la Via del pellegrino
Bibliografia
- AA.VV., La Madonna di Savona, Marco Sabatelli, Savona, 1986.
- Franco Dante Tiglio, (a cura di), Eso Peluzzi a Santuario. Il paese dell’anima, ADW srl, Savona, 2008.
L’Apparizione
Il 18 marzo 1536 la Madonna di Misericordia appare ad Antonio Botta, un umile contadino dedito alla preghiera mariana e alla carità verso il prossimo.
“Misericordia e non giustizia” è il messaggio che la Vergine gli affida e che viene accolto dai savonesi come esortazione ad affrontare con fede e pietà cristiana il momento di crisi sociale ed economica in cui la città versa a seguito della sconfitta subita da parte dei genovesi nel 1528.
Il luogo dell’Apparizione diviene fin dal primo momento meta di culto: le cronache dell’epoca testimoniano la presenza giornaliera di circa 25.000 pellegrini provenienti dalla Liguria, dal Piemonte e dalla Lombardia.
Nel 1537 la Madonna di Misericordia diviene Patrona della città di Savona e sul luogo dell’evento miracoloso viene edificato il Santuario che Pio X nel 1904 eleverà al titolo di Basilica Minore.
Ogni anno, il 18 marzo, in occasione dell’anniversario dell’Apparizione, si svolge la tradizionale processione votiva guidata dal Vescovo e seguita dalle Confraternite dell’intera Diocesi.
Il percorso
L’itinerario parte da Lavagnola e segue la strada asfaltata (Provinciale n.12 Savona – Altare) che, costeggiando il torrente Letimbro in direzione nord-ovest, giunge fino al Santuario.
A segnalare visivamente il percorso intervengono nove cappellette a pianta quadrata, distanti tra loro 400 metri (ad eccezione delle prime e delle ultime due, collocate a 600 metri l’una dall’altra).
Di forma identica, le nove edicole sono sormontate da una cupola emisferica ricoperta da squame di ardesia (lo stesso rivestimento adottato per il campanile del Santuario nel 1633 nonché per la cupola ottagonale della Cappella della Crocetta nel 1680).
Gli angoli del cubo sono decorati da lesene con capitelli di ordine tuscanico, mentre in alto una trabeazione con modanature lisce fa da cornice all’intera edicola.
Ogni cappelletta, delimitata da quattro guglie angolari, si conclude al centro con una piccola sfera o con un ulteriore pinnacolo.
Per quanto riguarda l’aspetto interno, sulla parete di fondo di ciascuna edicola spicca un altare in muratura al di sopra del quale è collocato un affresco, mentre negli angoli vengono ripetute le lesene a rilievo decorate con capitelli ionici o corinzi. Le pareti sono intonacate di bianco così come la calotta, che pertanto non pare aver mai ospitato alcuna decorazione pittorica.
Subito dopo il ponte e la chiesetta di San Martino, s’incontra la prima cappelletta, che presenta una cupola azzurra e al cui interno è possibile ammirare l’affresco del maestro Lazzaro De Maestri (Savona 1840-1910) raffigurante l’Apparizione della Vergine di Misericordia al Beato Botta. Nonostante il degrado, che ha eroso il manto e il braccio sinistro della Madonna, l’opera è ancora godibile nei particolari perfettamente conservati del volto di Maria – dallo sguardo mesto e volto verso il basso – e della figura inginocchiata e a mani giunte del Botta che reca accanto a sé il proprio falcetto.
La seconda cappelletta si trova di fronte al ponte del Mulino d’Oro, così denominato in virtù della presenza di uno dei diciotto mulini attivi sulla riva del Letimbro fino alla seconda metà del Novecento. Non va infatti dimenticato che la via per il Santuario era caratterizzata da un’intensa attività produttiva condotta altresì da concerie, cartiere, segherie, filande e officine di ferro che alimentavano la vita e l’economia della zona.All’interno di questa seconda edicola, con cupola bianca e capitelli corinzi, non resta alcuna traccia dell’affresco che gli storici dell’arte attribuiscono al De Maestri e che doveva avere ad oggetto Il Miracolo dei due bambini di Carrù (la tradizione narra che Giovanni Guglielmo Burgosio di 21 mesi e Maddalena Tasca di sette anni, ciechi dalla nascita, abbiano ritrovato la vista a seguito di un pellegrinaggio al Santuario di N.S. di Misericordia).
Il tratto di strada che unisce questa edicola alla terza, situata in località Maggesi e restaurata nel 1997, consente di attraversare una delle zone più interessanti dal punto di vista geologico. Qui infatti affiorano esempi di scisti argillosi, alcune tra le rocce più antiche della Liguria, risalenti al periodo Carbonifero dell’era Primaria, circa 265 milioni di anni fa.
All’interno di questa seconda edicola, con cupola bianca e capitelli corinzi, non resta alcuna traccia dell’affresco che gli storici dell’arte attribuiscono al De Maestri e che doveva avere ad oggetto Il Miracolo dei due bambini di Carrù (la tradizione narra che Giovanni Guglielmo Burgosio di 21 mesi e Maddalena Tasca di sette anni, ciechi dalla nascita, abbiano ritrovato la vista a seguito di un pellegrinaggio al Santuario di N.S. di Misericordia).
Il tratto di strada che unisce questa edicola alla terza, situata in località Maggesi e restaurata nel 1997, consente di attraversare una delle zone più interessanti dal punto di vista geologico. Qui infatti affiorano esempi di scisti argillosi, alcune tra le rocce più antiche della Liguria, risalenti al periodo Carbonifero dell’era Primaria, circa 265 milioni di anni fa.
La quarta cappelletta s’incontra nelle vicinanze del ponte del Mulino Folco, in posizione sopraelevata rispetto alla strada. Il degrado interno non consente più di scorgere l’affresco attribuito al De Maestri e che secondo le fonti raffigurava il miracolo di un uomo scampato all’attacco di due banditi.
Proseguendo oltre, presso l’edicola del 1657 che segna la metà del percorso tra Savona e il Santuario, sorge la quinta cappelletta. Le pareti esterne così come quelle interne sono state ridipinte in ocra, mentre la cupola è in azzurro chiaro. Gli storici attribuiscono l’affresco che era collocato sopra l’altare al savonese Giuseppe Garassino e concordano nel ritenere che si trattasse di un’Annunciazione. In seguito, sulla parete che ospitava il dipinto originario è stato murato un pannello di ceramica policroma realizzata da Giacomo Raimondi.
La sesta cappelletta, situata all’altezza della Cartiera Savonese, è quella che presenta il miglior stato di conservazione: l’interno, esente da umidità, consente ancora di godere dell’affresco di Lazzaro De Maestri dedicato al Miracolo del grano, avvenuto per intercessione della Vergine di Misericordia durante la carestia che colpì Savona nel 1585.
In prossimità del ponte Oliverio, là dove la valle si restringe, è situata la settima edicola. Il forte degrado non permette di cogliere che pochi particolari superstiti dell’affresco che gli storici attribuiscono al genovese Bernardo Castello (1557 -1629) e che aveva forse ad oggetto la Natività di N.S. Gesù Cristo.
Procedendo ulteriormente, nelle vicinanze del nucleo abitativo di Riborgo, affiancata a Genta, il più antico forno a legna della valle (oggi non più attivo), si erge l’ottava cappelletta. Al suo interno l’affresco di Giuseppe Frascheri (1808-1886) – tra i meglio conservati- raffigura la Terza Apparizione della Vergine.
Oltrepassata la Chiesa di San Bernardo, dinanzi all’antica Osteria del Cannon d’Oro, affiora la nona cappelletta, entro la quale si può osservare l’affresco di Giuseppe Frascheri che raffigura l’Ingresso poveri infermi al Santuario.
Superata quest’ultima edicola la strada prosegue nuovamente parallela al torrente; sulla destra una passerella conduce alla casa di Antonio Botta, mentre a sinistra la strada immette alla Locanda, che fin dal 1550 offre accoglienza e ospitalità ai pellegrini in visita al Santuario della Madonna di Misericordia, antistante quella che lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan ha definito “la più bella piazza del savonese”.
Intorno al percorso
Al termine dell’itinerario, un breve ponte sul Letimbro introduce il visitatore nella piazza prospiciente la Basilica e al cui centro spicca la fontana costruita ad opera di Giacomo Ponsonelli tra il 1702 ed il 1708.
Il complesso architettonico del Santuario di Nostra Signora di Misericordia, rappresentato dal logo della tartaruga, che invita a trovare il tempo per visitare con calma questo importante patrimonio artistico, è costituito dalla Basilica, costruita tra il 1536 e il 1540; dal Palazzo Pallavicini, costruito nella seconda metà del Settecento; dal Palazzo delle Azzarie, l’originario ospizio edificato entro il 1541; dal Palazzo dell’Ospizio costruito tra il 1593 e il 1616 e dal Palazzetto del Duca di Tursi, dal nome del benefattore Carlo Doria Tursi,cui fu concesso nel 1636.
In cima al piccolo colle sovrastante il Santuario, si erge poi la Cappella della Crocetta, raggiungibile attraverso un ripido sentiero segnato dalla Via Crucis. Fu eretta nel 1680 sul luogo in cui il 18 marzo 1580 il frate Agostino da Genova divenne testimone dell’Apparizione della Vergine che gli si mostrò nell’atto di benedire la folla che giungeva al Santuario in occasione della tradizionale processione votiva. L’evento fu tenuto nascosto fino al 1606 quando, alla morte del Cappuccino, in cima alla collina fu posta la Croce da cui prese il nome la Cappella.
All’interno di quest’ultima è custodito il noto affresco di Bartolomeo Guidobono (1654- 1709) avente ad oggetto L’arrivo della processione al Santuario, che costituisce la rappresentazione più antica del complesso architettonico del Santuario. Grazie a questa raffigurazione è dunque possibile risalire all’aspetto che la piazza antistante
la Basilica presentava nel 1680, anno di esecuzione dell’affresco. In particolare, sulla sinistra del dipinto si possono notare i pilastri del porticato prospiciente il vecchio ospizio, eretti solo per metà della loro altezza a testimonianza dell’incompiuto progetto di ampliamento e completamento del complesso avviato tra il 1634 e il 1642 su disegno di Padre Orazio Grassi.
Il Gesuita aveva previsto che sul lato sinistro della Chiesa fosse edificato un nuovo e più grande ospizio a pianta quadrata, su due piani, con facciata e cortile interno porticati e aveva immaginato un loggiato che congiungesse questo edificio con il preesistente ospizio, a sua volta colonnato.
Di tale progetto, rimasto incompiuto a causa delle difficoltà tecniche o per mancanza di risorse finanziarie, l’affresco del Guidobono restituisce la volontà di dar vita ad una piazza-corte concepita al fine di porre in rilievo il Santuario, centro prospettico verso cui far convergere lo sguardo del visitatore.
La Basilica, un grande edificio a tre navate costruito tra il 1536 e il 1540 ad opera dell’architetto Antonio Pace Sormano, presenta una struttura interna analoga a quella dell’antica Cattedrale sul Priamar, distrutta dai genovesi alla fine del Cinquecento.
La cripta sottostante l’altare maggiore ne è il cuore religioso in quanto custodisce sul luogo in cui secondo la tradizione avvenne l’Apparizione la statua della Madonna di Misericordia scolpita da Pietro Orsolino.
Tra le opere di maggior rilievo presenti all’interno della chiesa si segnalano: l’Altare disegnato da Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) – collocato nel terzo altare a sinistra – che accoglie l’unica pala marmorea del Santuario; l’opera di Orazio Borgianni (1578- 1616) raffigurante La Natività della Vergine e collocata nella seconda cappella a destra ed infine la grande tela di Domenico Zampieri, detto il Domenichino, (1581-1641) dedicata alla Presentazione di Maria al Tempio ed ospitata nella terza cappella a destra dell’entrata.
Accanto alla Basilica è collocato il Museo del Santuario che, nato negli anni Cinquanta del Novecento al fine di risistemare il museo-deposito ottocentesco e completamente ristrutturato nel 1986-1987, è attualmente costituito da un unico percorso di cui fanno parte lo storico Museo del Tesoro e la Sala Peluzzi. (Nell’immagine Giuseppe Cassiani, custode del Santuario, Paolo Gerolamo Brusco, olio su tela, 1799).
Articolato in cinque sezioni sulla base di un criterio cronologico (Secoli XVI-XVII, Cella dei Preziosi, Secolo XVIII, Secolo XIX, Ex- voto), il Museo racchiude in sé un patrimonio storico-artistico di notevole valore. Si segnalano in particolare: la Corona in oro e pietre preziose (secc. XVIII-XIX ), la Collana appartenuta alla principessa Maria Anna di Savoia, le preziose pianete, nonché il servizio liturgico di Mons. Agostino De Mari in stile impero e il corredo liturgico di Papa Pio VII (nell’immagine il Calice donato al Santuario da Papa Pio VII e opera di Vincenzo I Belli, Roma, metà sec. XVIII).
La sezione novecentesca del Museo è costituita dalla sala intitolata ad Eso Peluzzi (1894-1985). La collezione, donata dal Maestro all’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Opere Sociali di N.S. di Misericordia nel 1969, comprende venti opere che testimoniano l’attività svolta dall’Artista nel borgo del Santuario e il legame che strinse con gli orfani e gli anziani che in questi luoghi trovarono accoglienza. Otre a tale nucleo centrale, sono esposti altresì alcuni lavori del medesimo Artista appartenenti alla famiglia Peluzzi e al Comune di Savona, tra cui in particolare la tavolozza del Pittore.
Il 17 maggio 2008 Papa Benedetto XVI, nel corso del viaggio pastorale a Savona e a Genova, ha visitato il Santuario di N.S. di Misericordia insignendolo della Rosa d’Oro, la prestigiosa onorificenza vaticana, un tempo donata a principi e sovrani e di cui in Italia solo il Santuario di Loreto può del pari fregiarsi.
Il 18 marzo 2009 il Santuario ha ricevuto un ulteriore importante riconoscimento essendo stato proclamato ufficialmente “Centro spirituale di riferimento di tutte le confraternite italiane”.
In virtù di tale attribuzione onorifica, è già stato individuato un muretto sul quale le confraternite provenienti dalle varie zone dell’Italia potranno disporre una piccola piastrella in ceramica a testimonianza delle loro visita. Al centro della parete che sostiene il terrapieno di fronte al Palazzo delle Azzarie, sarà collocata una formella con l’effigie dell’Apparizione della Vergine di Misericordia al Beato Botta, dipinta dall’artista savonese Renata Minuto.