Le Sale del Tesoro
LA STORIA
Il Museo del Tesoro del Santuario era nato negli anni Cinquanta del secolo scorso con l’intento di riformare integralmente e ingrandire l’ottocentesco museo-deposito, ormai chiuso da anni e in stato di completo decadimento, sistemato nell’edificio contiguo alla chiesa detto “Palazzetto del Duca”, nel quale armadi ingombranti e dozzinali scaffali ospitavano gran parte della suppellettile sacra, mentre i preziosi venivano custoditi in banca o in nascondigli segreti, e i paramenti liturgici, poiché ancora utilizzati, nei canterani della sacrestia.
Tra il 1955 e il 1959 i vecchi spazi museali vennero ampliati, ristrutturati e allestiti sotto la direzione di Pasquale Rotondi (1909-1991), allora Soprintendente alle Gallerie della Liguria, prevedendo un percorso circolare snodato attraverso ambienti nei quali, raggruppati per settore, trovavano posto gli argenti, i tessuti e parte degli ex voto. Per i gioielli fu predisposta una cella blindata chiusa da una grata, che ne rendeva possibile la visione con una adeguata protezione. In occasione dell’inaugurazione, nel maggio del 1959, fu pubblicato, a cura di Pasquale Rotondi, il primo catalogo del museo. Le scelte di ordinamento attuate dal Soprintendente si ispiravano a principi museografici oggi comunemente recepiti, ma allora all’avanguardia a livello internazionale: l’attenta e accurata conservazione, la chiara fruibilità e la valorizzazione delle opere d’arte, (figg. 1 – 2).
In seguito, rendendosi necessaria una generale opera di ripristino, negli anni 1986-1987 fu avviata la ristrutturazione del museo con l’integrazione delle sculture e degli ex voto, rispettando in pieno la fisionomia del primo allestimento. Il lavoro si avvalse della consulenza operativa della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici della Liguria e dell’Ufficio Musei della Regione Liguria, in unità di intenti con le Opere Sociali di N. S. di Misericordia, la Curia Vescovile di Savona e la Gestione Autonoma del Santuario. Il 12 marzo 1988 si ebbe la riapertura delle sale. Le operazioni si conclusero con la pubblicazione (1999) del catalogo scientifico curato da Giovanna Rotondi Terminiello, allora Soprintendente.
Il museo attuale, nel mantenere pressoché immutati i contenuti fondamentali che ne hanno determinato la nascita, si pone nell’oggi e verso il futuro con una veste aggiornata dal rinnovato allestimento attraverso il quale è possibile, seguendone la storia, apprezzare la bellezza e la straordinaria ricchezza del patrimonio del Santuario, frutto delle donazioni che costituiscono le testimonianze preziose di una devozione lunga quasi cinque secoli.
Le considerazioni sopra esposte hanno suggerito infatti, quasi naturalmente, fra le possibili ipotesi di un nuovo ordinamento, due linee guida principali. La prima riguarda il mantenimento, nei suoi contenuti fondamentali, dell’allestimento realizzato negli anni Cinquanta, di cui non possono che ritenersi storicamente acquisiti i criteri sostanzialmente ancor oggi più che validi.
La seconda attiene la selezione delle opere all’interno del percorso stesso: poiché l’esistenza e la ricchezza del tesoro del Santuario dipendono dalla generosità dei donatori, a questi ultimi e ai loro preziosi omaggi destinati alla Madonna di Misericordia devono essere assicurati, nel Museo del Tesoro, la più efficace visibilità e il migliore rilievo. Ciò si ottiene proponendo al visitatore di ripercorrere la storia della devozione e del culto alla Vergine attraverso la immediata, diretta visione e la concreta percezione del pregio e della bellezza dei doni a Lei nel tempo recati.
A questo scopo è parso opportuno adottare un criterio espositivo cronologico, che ha inizio con la visione delle opere più antiche risalenti alla seconda metà del Cinquecento e che si conclude con quelle più recenti, della prima metà del secolo scorso; all’interno di questo percorso si sviluppa un discorso tematico, caratterizzato dalla creazione di nuclei di oggetti di diverse tipologie tecniche, dei quali si pongono in evidenza la peculiarità e il prestigio della committenza e la particolarità della provenienza, costituendo delle vere e proprie sotto-sezioni intitolate con i nomi dei donatori.
Le Sale del Tesoro
Il percorso illustra la storia del culto e della devozione per la Madonna di Misericordia attraverso l’esposizione dei doni lasciati nel tempo al Santuario da un gran numero di pellegrini e devoti, cui appartennero personaggi illustri come persone comuni.
All’ingresso il custode Giuseppe Cassiani, ritratto in un dipinto di Paolo Gerolamo Brusco (Savona, 1742-1820), indica idealmente l’inizio del cammino all’interno del museo.
Prima Sala
Nella prima sala (secoli XVI-XVII) Fra i doni preziosi e i paramenti sacri di vescovi e principi spiccano le opere, per la maggior parte di provenienza romana, legate al savonese mons. Gio. Stefano Siri (1601-1635), sepolto in chiesa, nella cappella della Visitazione di Gian Lorenzo Bernini, (fig. 4).
La cella dei preziosi ospita, tra teli di damasco rosso cremisi, i gioielli più ricchi fra quelli che anticamente ornavano la statua della Vergine venerata nella cripta della chiesa: oltre alla celebre Corona in oro e gemme (secc. XVIII-XIX), una collana e due cuori ex voto, gioielli di gran pregio donati dai Savoia, (figg. 5 – 6 – 7 – 8 – 9 – 9 bis – 10). Inoltre il raffinato servizio liturgico d’argento dorato di gusto neoclassico lasciato da mons. Agostino De Mari (1794-1840), vescovo e benefattore di Savona, (figg. 11 – 12 – 13 – 14 – 15 – 16).
Seconda Sala
Nella seconda sala (secolo XVIII) viene presentata una campionatura di paramenti sacri in prevalenza settecenteschi, dei quali la collezione è particolarmente ricca, molto spesso realizzati con stoffe pregiate ricavate dagli abiti donati al Santuario da donne dell’aristocrazia genovese e savonese, (figg. 16a – 16 b). A questi si affianca un’ampia rassegna di oggetti d’argento d’uso sacro e profano, frutto di donativi di prelati, aristocratici e alte personalità, (figg. 17 – 18 – 19 – 20).
Figura 17
Terza Sala
Nella terza sala (secolo XIX) nelle vetrine laterali si distinguono i doni del papa Pio VII (una pianeta e un preziosissimo calice settecentesco, opera del romano Vincenzo Belli, fig. 21) e della regina Maria Cristina di Borbone moglie del re Carlo Felice, morta a Savona nel 1849 (Ostensorio, del piemontese Carlo Balbino, fig. 22). Al periodo di permanenza a Savona di Pio VII si riferiscono il trono e il ritratto del pontefice.
Saletta "Ex Voto"
La saletta di fondo accoglie una selezione della abbondante collezione di ex voto posseduta dal Santuario, che testimonia, nella varietà dei temi e dei materiali, la molteplicità dei segni di gratitudine di chi ha visto esauditi i propri voti e ricevuto grazie dalla Vergine, (figg. 23 – 24 – 25). Con la statua lignea dell’Ecce Homo (sec. XVI), simbolo delle sofferenze umane, si conclude il percorso verso il corridoio, quest’ultimo arricchito dalla serie delle quindici mazze processionali (sec. XVII) disposte lungo la parete.