Cappella della Crocetta
Cappella della Crocetta
Dal maggio 2009 lassù, sul poggio, a sinistra della Basilica, tra il verde dei lecci, roverelle e cipressi, si staglia la restaurata “Cappella della Crocetta” nella festa degli accesi colori, fedeli all’originale. Il prisma ottagonale sulla roccia viva, chiuso da cupoletta catafratta a squame di ardesia, nasce tra il 1679 e il 1680. E’ opera del pittore Bartolomeo Guidobono (“il prete savonese” (1674 – 1709) e dell’amico Gio Enrico Haffner (1640 – 1702), “un prospettico” del barocco bolognese (con il quale lavora nella Cattedrale savonese e nella casa Gavotti di Via Pia), per incarico del nobile genovese Pier Paolo Franchi, proprietario del sito, segnato dal 1616 con una croce di legno, a ricordo della terza Apparizione, dopo le due al Botta, di Maria, al frate Agostino da Genova, avvenuta il 18 marzo 1580.
All’interno un’armoniosa, vivace e sfumata coloritura dominata dall’aggettante cornicione in ocra caldo e marcato, dal quale si dispiega sulla cupola la visione della piazza con l’arrivo della processione votiva: quel racconto curvo, a 360° è un inconsueto “magnificat”, un documento storico, unico. La rivitalizzazione dell’affresco con il risanamento della cupola in un lungo intervento nel 1998.
Sull’altare, baroccamente flessuosa, bianco–vestita la Madonna con il Botta, tra un turbinio di angioletti, è di autore ignoto (a sostituire la perduta tela a olio di Domenico Piola, genovese 1628-1703). L’affresco si lega ai quattro che, in funzione didattica e celebrativa, raccontano quattro miracoli, tra le lesene “a libro” degli otto spigoli; sono di mano del Guidobono anche i putti musicanti nelle lunette sopra i miracoli e sulle due finestrelle i due angeli sospesi tra le soffici nuvole.
L’affresco curvo della cupoletta, fedele immagine della piazza com’era nel 1680 (senza la fontana); la processione, gli archibugieri, la folla delle deliziose figurette disposte, come in ceramica, “a tappezzeria”, desunte dalle stampe di Jacques Callot.
Nel 2007 è iniziato il restauro dell’esterno: sulle facce dell’ottagono, dopo il difficile recupero della muratura di rurale semplicità è stata recentemente restaurata la decorazione: modanature della forte trabeazione e i barocchi motivi decorativi, i grossi fiori, le foglie di acanto arricciate, allungate attorno ai quattro oculi e alle due finestre. Le due facce del prisma, ai lati di quella d’ingresso, sono rinate sfondate nell’illusorio virtuale effetto concavo, le pareti come di cristallo, con un rincorrersi di pilastri e di volte in fuga, a simulare uno spazio di classica monumentalità: un gioco prospettico di grande impatto visivo, fascinoso. E lassù nel verde spiccano gli audaci colori a contrasto dei rosa – rossi – arancio e degli ocra, ritrovati, ripetuti fedelmente.
Flavia Folco